Lettera di un socio alla stampa

Da bastardi ad eroi il passo è breve: basta una breve sequenza chimica, un virus, a cambiare completamente prospettiva. L’ultima aggressione ad un pronto soccorso è solo di qualche settimana fa; le minacce e le violenze, verbali e fisiche, al personale sanitario sono storia lunga e recente. Per non parlare delle cause civili e penali intentate quotidianamente e nella maggior parte dei casi risolte con un nulla di fatto, o dei megafoni della stampa pronta a gridare alla malasanità ad ogni piè sospinto.

E adesso tutti eroi. Messaggi commoventi, flashmob di ringraziamento, bandiere al vento, cartelli ai cancelli degli ospedali, voi siete eroi in tutte le trasmissioni, e il cielo è sempre più blu.

Vi prego. Quelli che chiamate angeli ora, sono stati per anni il vostro demone, solo perché talvolta la malattia di un congiunto è stata più forte della scienza.

E’ vero e comprensibile che a sorreggere il coraggio ci vuole la speranza. E che quando ci si trova di fronte ad un nemico più grande di noi, per avere speranza ci si affida ad un essere superiore, sia esso un Dio, un mago o un eroe.

Non eravamo demoni prima, non siamo eroi adesso. Facciamo solo il nostro lavoro. Sottopagati, in condizioni estreme e privi del minimo indispensabile per farlo in sicurezza, vostra e nostra. E continuiamo a farlo.

Non ci battete le mani. Prendete piuttosto coscienza del fatto che paghiamo oggi anni di spoliazione lineare delle risorse alla sanità, anni di malaffare ed appalti che hanno sprecato quelle poche messe a disposizione. E ricordatevelo, quando tutto questo sarà finito. Ricordatevi di chiedere i nomi dei responsabili del fatto che, nonostante la Cina, ci siamo fatti trovare impreparati. Ricordatevi di chi è entrato a gamba tesa sul sistema sanitario nazionale che, nonostante gli acciacchi, ha continuato a fare il suo dovere.

Un ultimo pensiero va ai colleghi più giovani. Si corre ai ripari abilitando sulla fiducia oltre diecimila neolaureati in medicina. Mi è rivenuta in mente quella scritta con vernice nera, quella sulla casa distrutta in provincia di Treviso, apposta da mano anonima nel 1917. “Tutti eroi! O il piave, o tutti accoppati!”. Era il motto dei ragazzi del ’99, da poco diciottenni, chiamati e armati in fretta e furia per salvare una guerra che la sconfitta di Caporetto aveva appena gravemente compromesso. Giovani eroi, quelli sì, che ce l’hanno fatta. Spero che la Storia si ripeta.

 

Venanzio Porziella